Nonostante ormai siano tanti gli studi scientifici che lo confermano e siano nate comunità di persone multipotenziali (per esempio l’associazione multipotenziali.it/), ancora c’è chi si ostina a negare l’esistenza di questa categoria di persone. In questo articolo voglio illustrare al meglio le ragioni che portano alcuni a sostenere che la multipotenzialità non esiste e a confermarne invece non solo l’esistenza, ma anche l’enorme diffusione.
Di cosa parleremo qui:
Quali sono le “false prove” dell’inesistenza dei multipotenziali?
Chi sostiene questa tesi adduce a conferma della sua teoria delle prove che possono essere facilmente controbattute. Spesso infatti si tratta di idee contradditorie o mosse da una scarsa conoscenza del tema.
Riporto qui di seguito le quattro accuse che ho letto o ascoltato più frequentemente e rispondo una ad una, per dimostrare nel modo più convincente possibile l’esistenza della multipotenzialità e dei multipotenziali.
Falsa prova #1: “Nell’attuale mercato del lavoro in cui è frequente perdere il lavoro e doversi reinventare, tutti possiamo essere considerati dei multipotenziali.”
Non confondiamo l’obbligo al cambiamento con l’esigenza di cambiamento.
Nel primo caso, il cambiamento viene indotto e forzato da motivazioni esterne alla persona, come appunto il licenziamento o il venire meno di determinate condizioni ambientali che non permettono più di mantenere le stesse routine nella vita. In questo caso il cambiamento viene vissuto con sofferenza e accettato malvolentieri. Il cambiamento diventa inevitabile, perché si è stati messi con le spalle al muro ma, se solo quel tipo di persona avrebbe potuto scegliere, non avrebbe mai e poi mai alterato le loro abitudini.
Per i multipotenziali il cambiamento è un’esigenza.
Passare da un lavoro all’altro o da un interesse all’altro non è mai un obbligo, anzi! Una delle frasi che i multipotenziali sono abituati a sentirsi dire è qualcosa tipo “perché adesso butti tutto all’aria se le cose vanno così bene?” Ciò che muove il multipotenziale a cambiare è un bisogno interno, una necessità, una spinta alla personale autorealizzazione.
Quindi, anche se guardando ai fatti sia i multipotenziali che i monopotenziali si trovano nel corso della vita a cambiare percorso molte volte, sono la natura all’origine del cambiamento (esigenza interna vs. pressione esterna) e lo stato mentale con cui lo si affronta (entusiasmo vs. sofferenza) che distingue le due tipologie di personalità.
Falsa prova #2: “Molte persone sono curiose e dedicano tempo a tanti hobby, quindi queste non sono caratteristiche prettamente multipotenziali.”
È indubbio che esistano persone con tanti hobby, interessi e passioni ma questa singola caratteristica non basta per definire la multipotenzialità di un individuo. Si può partecipare a tante attività contemporaneamente per mille motivi: noia, moda, bisogno di appartenenza sociale, FOMO, ansia sociale, bisogno di svago, iperattività, ecc… Così come si può smettere all’improvviso di dedicarsi a qualcosa che fino a pochi giorni prima ci appassionava per motivi psicologici, sociali, emotivi, lavorativi, ambientali, ecc…
Ciò che caratterizza il modo in cui un multipotenziale gestisce i suoi interessi è dato dal grado di ossessione e di approfondimento di ogni questione, nonché dalla velocità con la quale riesce a diventare abbastanza bravo o preparato riguardo ad ogni cosa a cui si dedica. Il suo grado di entusiasmo e di passione è tanto elevato quanto la noia che subentra appena riesce ad ottenere risultati abbastanza soddisfacenti. Un multipotenziale può stupire anche per il numero di attività che gestisce insieme o per la velocità con cui inizia qualcosa e abbandona altro. Per non parlare poi dell’interdisciplinarità dei suoi interessi: può interessarsi di arte, musica, sport, scienza, astronomia e qualsiasi altra cosa senza che tutto ciò sembri avere una correlazione. In aggiunta, ma non da ultimo, un multiponteziale, grazie all’approfondimento che dedica ad ogni attività, non abbandona mai del tutto ciò a cui si è dedicato perché tutto ciò ha fatto o appreso in passato contribuisce a creare in lui nuove visioni, nuovi approcci e nuove idee fortemente interconnesse tra loro. Ecco anche perché un multipotenziale è una persona in grado di sostenere una conversazione scoppiettante, che passa agevolmente da un argomento all’altro.
Falsa prova #3: “La multipotenzialità è un’etichetta per giustificare l’incapacità di fare scelte e portarle a termine.”
In questa affermazione ci sono due punti da discutere.
Il primo è che la multipotenzialità non è un’etichetta che vuole rinchiudere un certo gruppo di persone in una categoria ben precisa, caratterizzata da regole rigide e immutabili. Si parla di multipotenzialità per convenzione, per indicare un certo tipo di persone accomunate da tratti simili come la grande creatività, i molti interessi, la poliedricità, il bisogno costante di cambiamento (se vogliamo parlare di alcuni aspetti vantaggioso) ma anche la perenne insoddisfazione, la FOMO, l’incomprensione, la scarsa produttività e la Sindrome dell’Impostore (se invece vogliamo parlare di alcuni aspetti che ostacolano l’autorealizzazione).
Questi che ho elencato sono solo “sintomi” e una persona è molto più di questo. Ogni persona è unica e ha diritto di sentirsi o meno parte di una categoria, anche se i suoi tratti possono essere per certi versi molti divergenti dalla definizione canonica di multipotenziale. Nel mio articolo “Multipotenzialità: è possibile dare una definizione univoca?” approfondisco questo tema, ma in questo contesto voglio portarti un mio piccolo esempio personale. Io non ho dubbi di essere una persona multipotenziale, eppure ho una caratteristica in forte contrasto con questa categoria: la mia spiccata capacità organizzativa e un’efficace gestione del tempo. Stando ai luoghi comuni, i mulitpotenziali vengono collocati al Polo Nord mentre l’organizzazione, la produttività e la concentrazione vengono collocati al Polo Sud. Ecco, allora io mi sento un pinguino al Polo Nord.
Per rafforzare ancora di più questa argomentazione vorrei ricordare che la più autorevole esperta di multipotenzialità nel mondo, Emilie Wapnick, identifica almeno 4 tipologie di multipotenziali:
- Hug Approach: tipico di chi si muove nello stesso ambito disciplinare sperimentando però diversi ruoli all’interno di esso;
- Slash Approach: riferibile a individui che si dividono durante il giorno tra diverse attività, spesso molto diverse tra loro, che portano avanti allo stesso modo;
- Einstein Approach: caratteristico di quelle persone che sfruttano una delle proprie passioni trasformandola in professione principale, in modo da mantenere economicamente tutte le altre attività. Il nome viene proprio da Albert Einstein, presumibilmente lo scienziato più famoso di sempre, divenuto celebre grazie alle sue grandi scoperte scientifiche, e non di certo per il suo lavoro parallelo presso l’ufficio brevetti di Berna;
- Phoenix Approach: il più facilmente riconoscibile, in quanto proprio di coloro che saltano da un’attività all’altra nel momento in cui esauriscono l’interesse per ognuna di esse.
Il secondo punto è che la multipotenzialità non è una scusa per non prendere decisioni o per non portare a termine ciò che iniziamo. Se mai è la causa principale. Inoltre la difficoltà del multipotenziale nel prendere scelte non è dovuta dalla pigrizia o dalla inettitudine, al contrario: è perché vuole fare tutto! Scegliere significherebbe rinunciare a delle opportunità, e il multipotenziale non vuole perdere occasioni per esprimere il suo potenziale.
Falsa prova #4: “La multipotenzialità è la moda del momento, serve solo a darsi delle arie.”
Per rispondere a questa affermazione basti pensare a tanti esempi di multipotenziali del passato, come Leonardo da Vinci (il caso più evidente in assoluto, a mio parere). Ma posso citare anche Newton, Cartesio Oprah Winfrey e Steve Jobs.
Quello che può destabilizzare, lo capisco, è il fatto che il termine “multipotenziale”, non sia mai stato utilizzato in contesti storici molto lontani dalla nostra epoca, ma il punto è solo che il termine in sé è un neologismo contemporaneo. Prima venivano chiamati con altri termini, come “uomo rinascimentale” o “uomo universale” (o polymath, in inglese. Termine usato anche da Waqās Ahmed nel libro The Plymath – Unlocking the power of human versatility), come si evince dal libro The renaissance soul di Margaret Lobenstine; “Scanner”, come vengono definiti da Barbara Sher nel libro Refuse to choose del 2007; “ibridi” o “contaminati” da Giulio Xhaët nel suo libro #Contaminati. La stessa Emilie Wapnick, ideatrice dei termini multipotential e multipotentialite che hanno avuto grande diffusione dal 2015 in poi, chiama queste persona anche con altri termini, come “Puttylike”. Insomma, negare l’esistenza di qualcosa solo perché non ha avuto un nome univoco e di grande risonanza mediatica fino a un certo momento non mi sembra una valida argomentazione.
Aggiungo anche una piccola nota. Essere un multipotenziale non eleva il proprio status, in quanto non c’è nessun vantaggio nell’identificarsi con questa categoria di persone. È solo una caratteristica e, come tale, apporta aspetti positivi e aspetti negativi nella personalità che la esprime.
Falsa prova #5: “I multipotenziali sono solo dei fannulloni buoni a nulla.”
Esistono grandi differenze tra i fannulloni e i multipotenziali, tanto che ho approfondito questo tema in un articolo specifico dal titolo “Multipotenziali: talenti incompresi o completi fannulloni?”. Data l’importanza della questione, voglio spendere anche in questo articolo due parole per sottolineare la differenza tra queste due categorie molto diverse di persone.
Anche se apparentemente possono avere dei tratti comuni, come il fatto di cambiare spesso interessi, lasciare a metà ciò che iniziano e non diventare mai assoluti esperti di qualcosa, le motivazioni che stanno alla base di questi atteggiamenti sono diametralmente opposte. Il fannullone si muove in cerca di gratificazione immediata, di facili soluzioni a grandi problemi e disprezza la fatica; il multipotenziale invece è mosso in ogni sua scelta da valori guida, bisogni profondi, entusiasmo e voglia di autorealizzarsi con le sue forze.
In conclusione.
In questo articolo ho cercato di sfatare l’opinione scoraggiante secondo la quale la multipotenzialità e i multipotenziali non esistono.
Nello specifico, ho confutato cinque frasi che spesso vengono utilizzate per cancellare l’esistenza di questa categoria di persone. Inoltre ho aggiunto alle mie parole anche l’opinione di studiosi autorevoli e ho suggerito, tra le righe, anche qualche libro per approfondire il tema.
Silvia Vernelli
Sono la prima Life & Multipotential Coach italiana. La mia missione è accompagnare le persone multipotenziali in un percorso verso l’autorealizzazione personale Grazie al mio metodo di lavoro esclusivo e alla mia esperienza personale di vita come multipotenziale, ti dimostrerò che anche tu puoi trovare un equilibrio tra il tuo desiderio di pace e la tua fame di cambiamento.